Chi c'è dietro l'operazione Silk Faw? Un articolo di intelligenceonline.com illumina il ruolo della strategia di influenza della Cina
Chi e cosa c'è dietro l'operazione Silk - Faw?
La domanda resta ancora oggi senza risposta, dopo circa tre anni dall'inizio dell'operazione, fallita, che doveva portare a Reggio Emilia un impianto di produzione di auto elettriche di lusso, frutto della collaborazione del finanziere americano Jonathan Krane con il maggior gruppo cinese di produzione di camion e altri autoveicoli, la Faw. Un progetto faraonico da realizzare a Gavassa, alle porte di Reggio Emilia: 320mila metri quadri di superficie con una cittadella per clienti di lusso, 1 miliardo di investimento, 5mila posti di lavoro, 1 miliardo di profitti attesi.
Come ben sappiamo, nonostante il sostegno di Regione Emilia Romagna, Comune di Reggio e Industriali di Reggio Emilia, riuniti sotto il benevolo interessamento di Romano Prodi (anche se l'ex Presidente del Consiglio nega di aver agito a favore di Silk Faw), il progetto è completamente naufragato. Krane e Faw non hanno rispettato nulla di quanto promesso. I fondi pubblici a sostegno dell'opera, circa 4 milioni iniziali, sono stati bloccati e destinati ad altro; la società ha addirittura chiuso il suo sito; di vetture elettriche cinesi di lusso non si sente più parlare a Reggio.
Intanto però, mentre la politica ha smesso di occuparsi della questione, la vicenda Silk Faw, con tutto il suo carico di punti oscuri (già affrontati su questo blog), è stata al centro di un articolo del sito francese IntelligenceOnLine, edito da Indigo Publications e diretto da Pierre Gastineau: un sito indipendente che non raccoglie pubblicità, non lavora nel campo delle consulenze e offre al pubblico degli abbonati informazioni di prima mano sull'attività di intelligence internazionale.
Il 20 settembre 2022, quando in Italia le luci dei riflettori sulla vicenda Silk Faw sembrano affievolirsi, il sito pubblica un articolo che è una vera e propria bomba. Si intitola "L'ombra di Pechino incombe su Silk Faw, il megaprogetto per la produzione di automobili di lusso". Questo il sottotitolo: "Il grande progetto di costruire in Italia un gigantesco impianto di produzione di auto elettriche di proprietà cinese è in procinto di deragliare, ma ha beneficiato dell'attivismo di Zhu Y., un uomo d'affari che conosce bene i circoli di potere di Pechino".
L'articolo riferisce che il progetto Silk Faw ha ricevuto il sostegno di Y. Zhu, una figura molto interessante di politico - imprenditore di stanza a Treviso. Zhu si è occupato, a partire almeno dal 2015, di proporre nel Belpaese accordi economici e turistici tra realtà italiane e cinesi; è un imprenditore a capo di diverse società; è direttore della Camera di commercio di Jiangsu in Italia; è presidente del Ferrari club di Shanghai; ed è membro della conferenza consultiva politica del popolo cinese, un ente che riunisce diversi membri del Fronte Unito. Di che si tratta? Secondo il sito formiche.net, specializzato in temi di politica nazionale e internazionale, "Il Fronte Unito gestisce le relazioni, l’influenza e il controllo del Partito democratico su, tra e all’interno di: partiti “democratici” minori; minoranze etniche; religiosi; Hong Kong, Macao e Taiwan; cinesi d’oltremare; quadri non appartenenti al Partito democratico cinese; imprese private; intellettuali; nuovi ceti sociali; Tibet; Xinjiang".
L'attività del Fronte Unito è stata oggetto del rapporto “Una preda facile. Le agenzie di influenza del Pcc e le loro operazioni nella politica parlamentare e locale italiana”, firmato da Livia Codarin, Laura Harth e Jichang Lulu per il Comitato globale per lo Stato di diritto “Marco Pannella” e Sinopsis, un progetto dell’Ong ceca AcaMedia e della facoltà di sinologia dell’Università Carolina di Praga. (a questo link l'articolo: https://formiche.net/2021/11/pcc-italia-rapporto-sinopsis-gcrl/).
Il Fronte Unito viene descritto come uno degli “attori chiave negli sforzi del Partito volti a cooptare parlamentari, partiti politici, amministratori locali, e personalità influenti nel settore dei think tank e dei media”. Un esempio? Gli Istituti Confucio, definiti uno degli “avamposti stranieri” della propaganda esterna, “una componente fondamentale del lavoro di propaganda". Dovrebbe far riflettere, a tal proposito, il fatto che anche a Reggio è stata aperta per diverso tempo una sede degli Istituti Confucio, in via Emilia Ospizio, di fianco all'autoscuola Gatti.
Secondo l'organizzazione noprofit spagnola Safeguard Defenders, dal Fronte Unito (in particolare dal Dipartimento del Lavoro del Fronte Unito) dipenderebbero le stazioni di polizia d'oltremare del Partito comunista cinese: articolazioni del potere statale che svolgerebbero su suolo estero diverse attività a contatto con la polizia cinese. In italia, secondo il rapporto di Safeguard Defenders, sarebbero presenti ben 11 stazioni di 'polizia cinese' non registrate. La notizia ha avuto vasta eco internazionale (il rapporto analizza il tema a livello globale) ma in Italia sembra non aver avuto conseguenze.
Il rapporto di intelligenceonline, quindi, si occupa dell'imprenditore politico Y. Zhu per i suoi possibili collegamenti con il Fronte Unito e le sue attività; ma quello che è possibile riscontrare è solo un frenetico attivismo di Zhu nell'ambito delle pubbliche relazioni con soggetti attivi nella promozione delle imprese e del turismo italiano.
C'è però una fonte che ci dice qualcosa in più su Y. Zhu. E' un articolo della Tribuna di Treviso del 27 giugno 2004, in cui è lo stesso Zhu, in prima persona, nelle vesti di presidente dell'associazione Italia - Cina, ad esplicitare i suoi legami con Reggio Emilia, affermando che "con associazioni di industriali diverse da Treviso, per esempio Reggio Emilia, abbiamo trovato un accordo" e ancora: "Scegliamo città per città i referenti di cui ci fidiamo di più - spiega Zhu - per esempio, saremo ospiti del gruppo Iri e di Romano Prodi, del comune di Gaeta, di Unindustria Reggio Emilia". Il rapporto con Romano Prodi e con gli Industriali reggiani daterebbe quindi oltre 20 anni; considerato che Prodi e Unindustria Reggio Emilia sono stati, con ruoli diversi, tra i più importanti sostenitori del progetto Silk Faw, ecco che il quadro proposto da Intelligenceonline assume contorni più credibili.
L'articolo pubblicato dal sito francese, lungi dal voler attribuire qualsiasi condotta illecita a chicchesia, aiuta però a comprendere bene quanto l'operazione Silk Faw, spacciata per affare sino - americano, sia invece qualcosa che nasce molto più direttamente in ambito cinese.
E non solo. C'è anche un'altra circostanza, facilmente appurabile in rete, che conferma questa prospettiva.
La Kraneshares, l'impresa finanziaria di Jonathan Krane, è di proprietà dello stato cinese. Lo dichiara la stessa azienda sul suo sito: "We are majority owned by China International Capital Corporation (CICC), a leading Chinese investment bank, and we have partnered with some of the largest asset managers in China". Inoltre, la quota di maggioranza relativa di Cicc è detenuta da Central Huijin Investment Co, fondo sovrano di proprietà diretta del Governo Cinese. Jonathan Krane, quindi, risponde, in ultima analisi, a Xi Jinping. Altro che investimento americano. Ma c'è di più: perchè a presiedere il fondo Central Huijin è Ding Xuedong, già noto in Italia: è lui a portare nel 2015 i soldi della China Investment Corporation in F2i, Fondi Italiani per le Infrastrutture, società di gestione del risparmio (F2i SGR S.p.A.), maggiore gestore indipendente italiano di fondi infrastrutturali (tra i cui sottoscrittori, con il 12%, c'è lo stato italiano con Cassa depositi e prestiti).
E' ancora più chiaro quindi, come il progetto Silk Faw nasca all'interno di un quadro preciso di interessi e partite economiche tra Italia e Cina, quella Silk Road che è stata formalizzata nel 2019 e poi abbandonata; un ambito in cui gli Stati Uniti, intesi come Stato e come articolazioni della finanza e dell'industria americana, c'entrano ben poco. La stessa Ideanomics, unico soggetto statunitense di cui si abbia notizia di un coinvolgimento per finanziare Silk Faw, con una quota residuale rispetto al miliardo necessario, faceva riferimento ad un chiacchierato imprenditore cinese trapiantato negli Usa.

Commenti
Posta un commento