Quante
partite sta giocando Mike Piazza? Sbatte i pugni sul tavolo per l’affitto del
Giglio, ma il bilancio 2016/2017 della società dice che ci sono poste in gioco ben più
pesanti; dice che vuole rimanere, ma sempre dal bilancio, votato a
metà novembre 2017, si capisce che senza il salto di categoria verso la B la
gestione ordinaria della società diventa praticamente impossibile. A meno
dell’ingresso di nuovi soci.
Insomma,
basta dare un occhio al bilancio 2016 / 2017 della Reggiana, quello che
fotografa la situazione alla fine della prima stagione di presidente della star
del baseball Usa, per capire che la Regia, pur ottenendo risultati ottimi sul
campo, naviga in acque insidiose. Primo elemento critico: la scorsa stagione si è chiusa con una maxi perdita di 6 milioni di euro.
“La perdita
di esercizio pari ad euro 6 milioni risulta già coperta – si legge nella
relazione sulla gestione – con i versamenti effettuati dal socio di maggioranza
nel mese di agosto 2017. Nel corso dell’esercizio 2017 / 2018 saranno
necessarie altre ricapitalizzazioni ad
opera degli azionisti (…) I soci hanno finora proceduto all’integrale copertura
delle perditein maturazione ed alla ricapitalizzazione della società al fine di
garantire la continuità anche per gli esercizi futuri”.
Tra i
segnali positivi c’è sicuramente il fatto che il primo anno della gestione
Piazza ha visto un raddoppio dei ricavi dalle vendite e prestazioni, da
371mila 754mila euro. Aumentano anche i
proventi da sponsorizzazioni (da 1
milione e 147mila euro a 1 milione e 544mila euro), i proventi pubblicitari (da
270 a 489mila euro), per un totale del valore della produzione che arriva a 3
milioni e 717mila euro. Il problema sono i costi della produzione: solo di
stipendi si passa da 2,4 milioni a 4,2 milioni; complessivamente le spese per
il personale sono passate da 3,1 milioni a 5,4 milioni. I costi della
produzione sono schizzati da 6,2 milioni dell’ultimo anno della gestione
precedente fino a 9,6 milioni di euro. La perdita del periodo è raddoppiata
rispetto all’esercizio precedente: 6 milioni di euro contro 2,9 milioni di euro
del 2015 – 2016. E infatti la nuova stagione, quella in corso, è cominciata con
una drastica riorganizzazione interna.
La famiglia
Piazza si deve svenare per tenere in piedi il giocattolo – Reggiana: l’impegno
biennale dimostra che l'imprenditore americano è realmente coinvolto nel progetto. Ciò non toglie che i
numeri disegnino una realtà difficilissima per la società granata, che dipende
interamente dalla capacità del presidente di tamponare le perdite con delle
iniezioni di denaro fresco. Suo, ma non solo. Anche recentemente Ted
Philipakos, il braccio destro dei Piazza e amministratore delegato, ha parlato
del potenziale ingresso di nuovi soci nella Reggiana (rivelazione rimasta per ora
senza conseguenze). E in effetti la Reggiana ha bisogno di nuovi investitori:
ma è stato dato mandato a un soggetto esterno per cercarli? Se ne parla, ma non
ci sono conferme.
Torniamo ai
documenti. “L’ingresso nella compagine sociale di Mike Piazza – si legge nel
bilancio - ha comportato una campagna
acquisti ben più onerosa rispetto al passato”.
I debiti
ammontano a 4,3 milioni di euro, di cui 1 milione e centomila euro verso i
fornitori e altrettanti per tributi. Verso le banche il debito ammonta a 1
milione e 21mila euro. Diciamo che gli istituti di credito hanno abbastanza
garanzie di recuperare il loro credito, visto che questa somma è inferiore alle
disponibilità di cassa della Reggiana: l’impegno sul fronte banche è
importante, ma non sembra critico.
Veniamo alle
vere dolenti note. I compensi per i calciatori e per i tecnici ammontavano a
3,2 milioni contro i 2,1 dell’esercizio precedente. I costi del personale
arrivano alla cifra notevole di 5,4 milioni. Considerato che il valore della
produzione si ferma a 3,7 milioni, si capisce che la società è strutturalmente destinata
a creare perdite. Tanto che, come dicevamo, a fine stagione i Piazza hanno
deciso una ristrutturazione della società: non si sa quanto decisiva, visti i
recenti investimenti di mercato (Cattaneo, da solo, pesa 800mila euro sulle
casse della società: alla faccia del risanamento), che hanno fatto
inevitabilmente impennare le spese. In
tutto questo l’affitto del Mapei – Giglio ‘pesa’ per 280mila euro: una voce
importante, ma non determinante ai fini del bilancio. Anche se venisse
dimezzata, è facile capire che i conti non ne trarrebbero un vantaggio
decisivo.
E che ciò
corrisponda al vero è confermato anche dalla lettura della relazione sulla
gestione, dove il fattore affitto è descritto come un elemento che aggrava la
situazione, ma in modo secondario rispetto al ‘problema dei problemi’: quello
della mancanza di introiti da diritti
televisivi. “Ancora una volta si è dimostrato come, in assenza di diritti
tv di cui invece beneficiano e serie superiori, la partecipazione ad un
campionato di Lega Pro non permetta di raggiungere un equilibrio economico
soddisfacente in quanto i soli ricavi caratteristici – quali raccolta pubblicitaria
e vendita biglietti – non riescono in alcun modo a coprire i costi di gestione.
In particolare si segnala, per l’esercizio in commento, l’ingente investimento
nell’area del personale. Ad aggravare ulteriormente il conto economico vi è poi
stato il contratto di locazione del Mapei Stadium – Città del Tricolore, che
incide sul risultato dell’esercizio per 280mila euro”. E ancora “nella stagione
2016 – 2017 la perdita di esercizio è frutto di maggiori investimenti nel parco
giocatori ed anche all’assenza di proventi straordinari che nei due precedenti
esercizi avevano significativamente migliorato il risultato”.
Mike Piazza
ha fatto fronte alla situazione nell’unico modo possibile: dopo la chiusura del
bilancio (novembre) ha versato due milioni per un aumento di capitale. I soci
della Reggiana, si legge poi nella relazione dei revisori, avevano già
effettuato altri tre versamenti: 150mila euro il 9 giugno 2017, 1,8 milioni il
20 giugno 2017 e 1 milione di euro il 3 agosto 2017.
Ultima nota
di colore. La maggioranza del capitale sociale della Reggiana è della Reggiana
Group LLC, con sede in Delaware. Uno stato membro degli Usa considerato un vero
e proprio porto franco (anche se non compare in nessuna black list dei paradisi
fiscali): per le imprese registrate lì che operano fuori dai confini degli
Stati Uniti, è previsto un regime fiscale molto agevolato, con tasse bassissime.
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